sabato 15 gennaio 2022

STORIA DEL DIGIUNO

Storia del digiuno
Il digiuno volontario è una pratica antichissima che compare in ogni parte del mondo e presso l’intero genere umano. 06-06-2007 - Fonte: Renè Andreani

Storia del digiuno tratta dalla proposta di legge per la REGOLAMENTAZIONE DELLA DIGIUNOTERAPIA presentata il 4 luglio 1991 dai Deputati:

René ANDREANI, Agata Alma CAPPIELLO, Flaminio PICCOLI, Mariella GRAMAGLIA, Alessandro TESSARI, Willer BORDON, Franca BASSI-MONTANARI, Gianni MATTIOLI, Renzo LUSETTI, Manfredo MANFREDI, Gaetano AZZOLINA, Filippo FIANDROTTI.

Il digiuno volontario è una pratica antichissima che compare, con una certa costanza, in ogni parte del mondo e presso l’intero genere umano.All'inizio della storia, era gia conosciuto in India, in Persia, in Cina ed in Grecia (nel corso delle feste eleusine e nelle tesmoforie).Digiunavano anche i Fenici, gli Egizi, gli Assiri ed i Babilonesi, i Druidi in Europa e gli Indiani d'America dell'epoca pre-colombiana. E' tuttora adottato da molte tribù africane ed australiane.Questa pratica compare in tutte le religioni: nella giudeo-cristiana, nella religione islamica (di cui è uno dei cinque precetti fondamentali), nei Veda, nel bramanesimo, nell' induismo, nella tradizione yogica e nel giainismo. E' tuttora praticato dai buddhisti tibetani.
Praticavano il digiuno gruppi mistici o iniziatici come i pitagorici, gli esseni, i sufi, i catari, i terapeuti, gli stiliti e molti celebri anacoreti. Era consigliato dai medici della Scuola Salernitana.Fra le figure più note della storia che ricorsero a lunghi digiuni nel momento cruciale della propria vita, vogliamo ricordare: Mosè che intorno al 1250 a.c. sul monte Oreb digiunò quaranta giorni prima di ricevere le tavole della legge e reiterò questa pratica per altri quaranta giorni prima di distruggere il Vitello d'Oro.Il profeta Elia, quattro secoli dopo, digiunò quaranta giorni nel deserto, prima di salire anch'egli sul monte Oreb ed essere illuminato.Gesù, all'età di ventotto anni, per prepararsi alla predicazione, "digiunò nel deserto per quaranta giorni e quaranta notti, dopo di che ebbe fame" (Mt 4.2). Pitagora, prima di andare in Egitto per apprendere nuovi insegnamenti, digiunò quaranta giorni.
San Francesco, a Fonte Colombo, vicino Rieti, digiunò quaranta giorni prima di dettare le regole del suo ordine.Ricorsero al digiuno molti altri personaggi celebri della storia: San Benedetto, Francesco di Paola, Caterina da Genova, Bernardo di Chiaravalle, Romualdo dei Camaldolesi, Tommaso d'Aquino, Ignazio di Lodola, Francesco di Sales ed ancora - in tempi più recenti - Gandhi, Aurobindo, Yogananda, Krishnamurti ed il gran mistico Al-Qadir al-Gilani.Nonostante questi precedenti e questi esempi, a partire dalla fine del medioevo, il digiuno cadde in disuso come pratica collettiva diffusa.
Dopo queste premesse è opportuno fare una netta distinzione fra il "digiuno igienico" (preventivo) e il "digiuno terapeutico"(curativo).
Il "digiuno igienico"non ha l' obbiettivo immediato di guarire qualche malattia, ma piuttosto di preservare la salute. Questo digiuno dovrebbe interessare l'insieme della popolazione e dovrebbe essere proposto perché ha solo aspetti positivi. Raccomandare il "digiuno igienico" sarebbe, in ultima analisi, molto benefico per la salute dell'intera collettività e conseguentemente per il bilancio dello Stato. Questo tipo di digiuno dovrebbe poter essere praticato all'interno della famiglia o presso centri igienici non-medici, senza bisogno di regolamentazione.
Il "digiuno terapeutico"(curativo) si differenzia dal digiuno igienico per il fatto che la persona che lo intraprende è gia "malata". Essa si augura, dunque di utilizzare il digiuno come mezzo terapeutico nella speranza di "guarire".Ricordiamo che la nozione del "digiuno terapeutico" sottintende la nozione di trattamento, dunque la lotta contro la "malattia".Questa concezione si oppone a quella Igienista che considera che l'organismo sviluppa una "malattia" per ritrovare la salute.Per gli Igienisti, il digiuno non può essere terapeutico. Esso non può essere effettuato che per mantenere o ritrovare la salute.Fatte queste precisazioni e comprendendo il ruolo "terapeutico" che certi medici vorrebbero vedere giocare dal digiuno, possiamo domandarci se il digiuno, in caso di malattia, è capace di preservare la vita.Esistono numerose testimonianze orali o scritte, fatte da digiunatori o dai loro terapeuti, che certificano la riuscita del "digiuno terapeutico" applicato, a volte, a casi molto difficili.
Queste testimonianze pongono degli interrogativi alla medicina ufficiale, spesso incapace di risolvere molti casi, interrogativi che spingono alla conclusione che è opportuno ricorrere al "digiuno terapeutico" o digiunoterapia.Ai primi dell'800 nasce in America l’Igienismo – la Scienza della Salute che, riprende ed approfondisce lo studio del digiuno come terapia atta a guarire anche le malattie gravi.Le regole della digiunoterapia, corredate dalle osservazioni fisiologiche e dalla lettura eupatica della malattia, si devono al medico americano Herbert M. Shelton, nato a Wylie (Texas) nel 1895, e fondatore della clinica "Scuola della Salute", nella quale sorvegliò, in sessanta anni d'attività medica, oltre 20.000 digiuni. Come egli stesso documenta - caso per caso, in un'amplia produzione scientifica, composta da più di quaranta libri, guarì malattie gravissime.
Shelton è morto nel 1985 all'età di novanta anni. In seguito alla sua opera la pratica del digiuno si diffuse con chiarezza metodologica in America ed altri paesi attraverso l'impegno di molti digiunoterapeuti.In Inghilterra la digiunoterapia è praticata da oltre quaranta anni dal dr. K. Sidhwa; in Francia, verso il 1950, fu introdotta da A. Mossèri e da D. Merien; in Svizzera dal dr. Bircher Benner e dal dr. E. Bauer; in Germania dal dr. O. Buchinger e dal dr.H. Lutzner; in Spagna dalla d.ssa M. Wilhelmi e, nel 1965 in Italia, M. Manca e D. Grassi, dopo aver constatato i grandi miglioramenti sulla loro salute apportati dalla digiunoterapia, iniziarono a tradurre e a pubblicare le opere di Shelton. Per noi italiani un'opera miliare in questo settore resta il libro pubblicato nel 1980 da F. Pizzi.Da oltre venticinque anni in Italia vi sono dei medici che curano con la sola digiunoterapia e che hanno a tutt'oggi seguito migliaia di pazienti. Fra questi pionieri vanno indicati la d.ssa Sara Bringa, il dr. Sebastiano Magnano, il dr. Giuseppe Cocca, il dr. Salvatore Simeone, il dr. Mariano Spiezia e la d.ssa Maria Teresa Maresca.
Dal 1991 la LEPAV – Lega per l’Alimentazione e l’Igienismo è attiva su questo fronte e per tre anni ha gestito il Centro Igienista “Vita Sana”, per dare modo ai propri soci di mettere in pratica le regole dell’Igienismo – la Scienza della Salute.Secondo le osservazioni fatte dal dr. Shelton sulle guarigioni ottenute in sessanta anni di esperienza, la digiunoterapia agisce secondo i principi fisiologici che la natura stessa attua, laddove la VIS MEDICATRIX NATURAE sia posta in condizione di agire liberamente. Su questa stessa osservazione Hahnemann ha costruito il metodo sperimentale e clinico della medicina omeopatica che interviene laddove il processo naturale di riequilibrio sia deviato.
IL DIGIUNO E' UN RIPOSO FISIOLOGICO.Così come le piante nei mesi invernali perdono le foglie, la linfa non circola più ed il metabolismo cessa per preparare il rinnovamento che apparirà in primavera, molti animali in certi periodi vanno in letargo.Tutti, inoltre, avranno osservato che quando un animale è malato, smette di mangiare e si accovaccia in un luogo riparato dormendo, anche per molti giorni, fino a quando il proprio corpo dall'interno e senza nessun intervento esterno lo guarisce.Grazie a questo principio gia enunciato da Ippocrate "VIS MEDICATRIX NATURAE" e riconfermato da Paracelso "La natura è un grande medico e questo medico l'uomo lo porta in sè", il Dr. Shelton riuscì a guarire, con digiuni che andavano dai 21 ai 42 giorni, paralisi, allergie, artriti, schizofrenie, calcolosi e malattie epatiche, ma anche sclerosi a placche, leucemie e tumori.
Il punto critico di questa terapia risiede nel saper distinguere il momento in cui si passa dalla fase dell'autolisi (il corpo si nutre prelevando le proprie riserve: grassi, cisti, pus, cellule morte, ecc.) alla fase dell'inanizione (crisi irreversibile che conduce alla morte).A tale proposito è opportuno smentire quanto è sostenuto in molti testi in auge negli anni cinquanta e sessanta nelle Università italiane, e tuttora accreditati da molti illustri personaggi del mondo accademico, e in altre parole che durante il digiuno, specie se prolungato, le cellule nobili dell'organismo, tra le quali quelle cerebrali, sono danneggiate irreparabilmente.Il Dr Shelton ha seguito, fino alla remissione della malattia, digiuni della durata di 60 - 90 e 120 giorni.
Oggi esistono molti studi scientifici, uno per tutti quello sulla fisiologia di Yeo - che mostra le perdite subite dall'organismo, in caso di privazione di cibo fino alla morte - dal quale si rilevano le perdite progressive percentuali: grassi 97%, muscoli 30%, fegato 56%, milza 63%, sangue 17%. centri nervosi 0%.Un'ampia e documentata osservazione fisiologica, oltre che una bibliografia vasta ed omogenea, indicano chiaramente quando il paziente sta passando dall'autolisi all'inanizione.
Grazie... A Renè Andreani
renandreani@vegetarian.it
----------------------------------------------------